Molini sul Tevere

Il Tevere dal Ponte Fabricio (foto: Appasseggio)
  • Codice: 00120
  • Regione: Lazio
  • Provincia: Roma
  • Comune: Roma
  • Località/quartiere: Rione Sant'Angelo
  • Tipo: POI storico-culturale
  • Coordinate geografiche: 41.891242º N 12.478304º E
  • Altitudine: 42 m

Abstract

Per fare il pane serviva il grano, che doveva essere macinato per ricavarne la farina. Il Tevere pullulava di molini galleggianti che sopravvissero fino a metà dell'Ottocento.

Descrizione

Il romanista Umberto Mariotti Bianchi nel suo libro "I molini sul Tevere" analizza il problema dell'approvvigionamento della farina e della disponibilità del pane a Roma che per secoli rappresentò una delle maggiori preoccupazioni da parte dei governanti, perché la scarsità di quel genere di prima necessità provocava tumulti ed accresceva le tensioni sociali.
Per fare il pane serviva il grano, e questo doveva essere macinato per ricavarne la farina. Ecco perché il Tevere pullulava di molini galleggianti. I molini in genere erano collocati accanto alle rive del fiume per consentire il trasporto del grano in entrata e uscita che dall'Alto Medioevo a metà Ottocento si faceva a dorso d'asino o mulo fin dentro le barche.
Le più antiche mole si trovavano proprio qui, lungo il braccio sinistro del fiume, nel tratto tra l'Isola Tiberina e i rioni Regola e Sant'Angelo.
Nel 1620, una di queste mole era conosciuta come la "mola di S. Andrea al portone degli Ebrei": a quell'epoca, il Ghetto era stato istituito da settant'anni e una delle due porte che si chiudevano la sera rinserrando gli ebrei, quella di Piazza del Pianto, si trovava in corrispondenza del mulino. Infatti, una delle strade che conduceva al fiume si chiamava Via della Mola.
In occasione delle piene i molini venivano talvolta trascinati via dalla corrente. Con la piena del dicembre 1870 e la costruzione dei muraglioni negli anni successivi, i molini del Tevere verranno smantellati e progressivamente ne scomparirà il ricordo.
Com'erano fatti, lo sappiamo grazie a stampe, disegni, dipinti e foto.
Il molino tradizionale si componeva di due imbarcazioni affiancate, in mezzo alle quali stava la ruota di legno molto larga. La barca esterna, più piccola, si chiamava "barchetto", quella più vicina alla riva era sormontata da una grossa capanna di legno, coronata dalla croce e dotata di porta e finestra. Qui si collocava l'impianto per la molitura del grano. Un pontile composto di due parti, una fissa e una mobile, collegava la mola alla riva. L'ormeggio era assicurato tramite catene assicurate a un manufatto in muratura detto "torretto".
I molini erano collocati nei punti in cui maggiore era la forza della corrente del fiume.
Il personale era generalmente composto da quattro persone: due caricatori, un operatore della mola e un aiutante. Nell'Ottocento, le mole dell'Isola Tiberina rendevano all'incirca 45 quintali di grano al giorno.

Elenco Risorse Digitali disponibili nell'App

Le mole prima dei muraglioni lungo il fiume. Da: Umberto Mariotti Bianchi, 'I Molini sul Tevere' 1996, p. 61 (voce: Massimo Papari)
Mola sul Tevere (Foto Chauffourier, AFCR, 1870 circa)
Molino sul Tevere. Foto Simelli stampata nel laboratorio Chauffurier, 1871
I molini sul Tevere: cenni storici (voce di Massimo Papari)
Crescenzo Del Monte, 'L'alluvione'. Sonetto datato 18 dicembre 1915 (Voce: Massimo Papari)