La chiesa di S. Maria di Falleri

Abbazia cistercence
  • Codice: 00729
  • Regione: Lazio
  • Provincia: Viterbo
  • Comune: Fabrica di Roma
  • Località/quartiere: Dintorni
  • Tipo: POI archeologico
  • Coordinate geografiche: 42.30049 º N 12.3561 º E
  • Altitudine: 213 m s.l.m.

Abstract

La chiesa romanica, restaurata negli anni Novanta del Novecento, è leggermente decentrata rispetto all'asse stradale. Alla sua destra, ove oggi è un casale privato chiuso al pubblico, si articolavano gli altri edifici monastici, il cui impianto originario è completamente snaturato sia all'interno che all'esterno.

Descrizione

Il complesso abbaziale doveva colpire per la sua sobrietà ed eleganza, accompagnate da intenti stilistici ben precisi. Il materiale utilizzato era il tufo rosso, pietra vulcanica diffusissima nella Tuscia viterbese.
Soffermiamoci di fronte alla facciata della chiesa, scandita da due paraste e arricchita da un portale marmoreo e da tre oculi circolari, in corrispondenza di ogni navata.
Il portale marmoreo cosmatesco è del XII secolo: presenta tre archivolti a tutto sesto e due coppie di lesene e colonnine sormontate da capitelli corinzi stilizzati, mentre la lunetta è ornata da una croce greca.
Si evince l'intervento dei Cosmati da una delle iscrizioni ai lati del portale su cui sono incisi i nomi dei marmorari romani - Lorenzo e il figlio Jacopo - attivi tra il XII e il XIII secolo anche nella vicina cattedrale di Civita Castellana. Una seconda iscrizione, posta a destra della porta, ricordava il nome del probabile committente dell'opera.
Il perimetro esterno dell'edificio è decorato da una cornice di archetti pensili appoggiati su mensole di marmo. Sul retro vi sono cinque absidi: quella centrale è poligonale, mentre le altre sono semicircolari.
Il lato settentrionale è l'unico a presentare dei contrafforti.
Ci troviamo all'interno di una tipica costruzione cistercense, sobria e al contempo maestosa.
La navata centrale è scandita da otto pilastri laterali principali, inframezzati nelle campate da pilastri minori e colonne romane di reimpiego, sormontate da capitelli di stile diverso.
La copertura lignea non è quella originale, ma frutto di restauro.
La scarsa luce che riesce a filtrare da monofore, finestre e oculi contribuisce al misticismo dell’atmosfera.
Scavi archeologici condotti nei transetti hanno riportato alla luce un tratto basolato di epoca romana della via Cimina, corrispondente al decumano di Falerii Novi.
Sul versante settentrionale, inoltre, è stata lasciata in vista, durante i lavori di restauro, una piccola vasca rivestita da intonaco idraulico, probabilmente ricollegabile ai resti di una abitazione di epoca romana, inglobata successivamente nelle fondazioni della chiesa.
Il complesso abbaziale godette del massimo splendore nel XII secolo, come testimoniato da documenti e bolle papali dell'epoca.
Analogamente ad altre abbazie cistercensi, anche Santa Maria di Falleri iniziò a declinare tra XIV e XV secolo per cause economiche e una generale decadenza spirituale. Ormai abbandonata, a metà del Seicento divenne centro di sfruttamento agricolo, di proprietà nel tempo dell'Ospedale di S. Spirito in Sassia, del ducato Farnese di Nepi, della Camera Apostolica. Nel 1910 la Chiesa e alcuni ambienti dell'Abbazia furono acquistati dallo Stato.


Elenco Risorse Digitali disponibili nell'App

Facciata.

Foto: Archivio Associazione culturale GoTellGo

Absidi posteriori.

Foto: Archivio Associazione culturale GoTellGo

Cenni storici sulla chiesa.

Voce: Elisabetta Giuliani

L'interno della chiesa.

Voce: Elisabetta Giuliani

L'ordine cistercense.

Voce: Elisabetta Giuliani