Duomo

Civita Castellana, Duomo
  • Codice: 00218
  • Regione: Lazio
  • Provincia: Viterbo
  • Comune: Civita Castellana
  • Località/quartiere: Centro storico
  • Localizzazione specifica: Piazza del Duomo
  • Tipo: POI architettonico
  • Coordinate geografiche: 42.287659 º N 12.411109 º E
  • Altitudine: 153 m s.l.m.

Abstract

Eretta su una struttura templare etrusco-romana e ristrutturata più volte nel corso dei secoli, la cattedrale civitonica presenta numerosi punti d'interesse: dai mosaici cosmateschi, all'organo, alla cripta, alle effigi della Madonna della Luce e della Madonna del Rosario, ai plutei, alla lastra altomedievale con scena di caccia. Da qui partono le processioni del venerdì santo e del Corpus Domini.

Descrizione

In origine sorgeva qui una primitiva chiesa rupestre, forse in corrispondenza di una struttura templare etrusco-romana, nella quale erano custodite gelosamente le reliquie di San Gratiliano, il martire originario dell'ormai abbandonata Falerii Novi, le cui reliquie vennero collocate nella cripta intorno al VII-VIII secolo, assieme a quella di Santa Felicissima, fanciulla pagana miracolata e da lui convertita al Cristianesimo.
Una chiesa altomedievale sarebbe stata costruita sopra la cripta quando, intorno all'anno Mille, Crescenziano, vescovo di Civita Castellana, traslò i corpi dei santi Marciano e Giovanni da una chiesa posta nei pressi di Rignano Flaminio nella propria città.
Ricostruita nel XII secolo, epoca alla quale risale anche il campanile, venne profondamente ristrutturata a metà del Settecento per volere del vescovo Giovanni Francesco Maria dei conti Tenderini, che affidò i lavori all'architetto Gaetano Fabrizi, il quale sposò il linguaggio architettonico tardo-barocco dell'edilizia del suo tempo. Egli infatti rivisitò l'impianto basilicale a tre navate ripartite da colonne e coperte con capriate lignee, di tradizione romanica, trasformando lo spazio interno in una navata unica, con cappelle intercomunicanti e copertura a volta.
Dopo la ristrutturazione, la Cattedrale fu consacrata alla Vergine Annunciata e ai SS. Marciano e Giovanni nell'anno giubilare 1750.

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Cenni storici (voce: Franco Nasella)
Civita Castellana, Duomo, portale centrale

Negli edifici sacri, la porta è il crinale tra due condizioni: i fedeli salvi all'interno per la mediazione del clero, quelli fuori preda del demonio. Il suggerimento rivolto al fedele è che chi entra in chiesa si salverà e a tal fine le sculture nei portali e nelle facciate delle chiese romaniche suggeriscono una promessa di salvezza.
Le colonne del portale centrale poggiano su due leoni stilofori, metaforici guardiani posti a protezione del tempio di Dio. Una figura umana è collocata tra le zampe e la bocca di uno dei leoni, secondo un'iconografia orientale fatta propria dal Cristianesimo che lo impiegò come simbolo di Cristo. Secondo l'allegoria dell'Apocalisse, la scena indicherebbe la forza che protegge la debolezza, Cristo che difende il debole e il povero.

Civita Castellana, Duomo, mosaico pavimentale

Tra i motivi prediletti dai Cosmati vi sono la guilloche, una serie di dischi o tondi che si connettono attraverso fasce che si intrecciano - e il quinconce, una composizione di quattro tondi attorno a un quinto connesso agli altri ancora attraverso bande intrecciate.

Civita Castellana, Duomo, Scala lignea
Il suono dell'organo del Duomo

Ospitato nella controfacciata della Cattedrale, l'organo, un Aletti 1890, oltre ai pregi estetici della struttura annovera eccellenti qualità tecniche, recuperate grazie a un eccellente restauro effettuato nel 2000 dal maestro artigiano Bartolomeo Formentelli. Nella magnifica scenografia barocca, utilizzando l’organo del tempo, l'11 luglio 1770 suonò il giovane Wolfgang Amadeus Mozart, in sosta a Civita Castellana mentre tornava da Roma, per la via Flaminia, accompagnato dal padre Leopold. Dell'organo che suonò Mozart rimangono ancora visibili la cassa e l'apparato scenografico esterno, con minime varianti, mentre le modalità d'accesso dal piano della cattedrale rimangono affidate all’originaria scala a chiocciola.
L'organo attuale, con mantice a pressione, è stato costruito nel 1890 dalla ditta Carlo Aletti di Monza per Lire 4400 e fu inviato da Monza tramite ferrovia, fino alla stazione di Borghetto.

Civita Castellana, Duomo, altare centrale

La mensa eucaristica della Cattedrale di Civita Castellana è sostenuta da un sarcofago paleocristiano del IV secolo, destinato nel 1968 a tale funzione da Mons. Roberto Massimiliani, vescovo di Civita Castellana dal 1948 al 1975, che volle con questo recupero richiamare l'antichità di fede della diocesi e il collegamento tra le generazioni. La scena centrale del sarcofago è infatti riferibile al Primato di Pietro e a rappresentazioni tratte dall'Antico e Nuovo Testamento.

Civita Castellana, Duomo, Madonna del SS. Rosario

Dipinto a tempera su tavola della fine del XV secolo, attribuibile alla scuola romana. La Madonna, con tunica rossa e mantello scuro, tiene con la destra il Bambino; ai lati due angeli offrono al Bambino Gesù due alzate con rose bianche e rosse; in basso, a sinistra, San Domenico, un gruppo di frati e laici con in mano la corona del Rosario; a destra pie donne con veli bianchi e corona del Rosario.
Si tratta di una delle prime rappresentazioni italiane del tema legato al Rosario, caratterizzato dai simboli della rosa bianca e rossa, dai rosari tenuti in mano dai fedeli e dalla croce gigliata visibile sui manti dei presenti e della Vergine. Il riferimento è al culto del Rosario, strutturato nella seconda metà del Quattrocento dal domenicano fra Alain de la Roche, e ratificato da papa Sisto IV nel 1479.

Civita Castellana, Duomo, Madonna della Luce

L'altare monumentale, progettato tra il 1736 e il 1740 dall'architetto Gaetano Fabrizi, ospita un affresco raffigurante una Madonna in trono con bambino, risalente al XV secolo e rinvenuto nella cattedrale durante i lavori di scavo per la posa di un pilastro.
La Madonna, con veste rossa e manto scuro, sorregge il Bambino, vestito di rosso, che regge in mano un cartiglio con la scritta Ergo sum lux (io sono la luce). E' un tipico esempio di pittura tardogotica viterbese, vicino ai modi di Francesco d’Antonio, detto il Balletta.

Civita Castellana, Duomo, Cripta

La tipologia della cripta a navate sottostante il presbiterio rientra tra quelle definite 'a scala' o 'ad oratorio' ed è tipica del periodo romanico, come altre consimili presenti nella Tuscia. Si tratta di una rielaborazione romana del tema della Confessio, la piccola cella sotterranea che accoglieva il corpo di un martire, le cui spoglie potevano essere viste dai fedeli attraverso una finestrella (la fenestella confessionis), che si apriva sulla parete della cella.
Probabilmente venne edificata tra il VII e l'VIII secolo sulle rovine di un antico tempio falisco dedicato a Giunone. E' dedicata ai santi martiri Gratiliano e Felicissima, patroni di Falerii Novi. I loro corpi, conservati in una catacomba della stessa Falerii Novi, sarebbero stati portati a Civita Castellana quando gli abitanti decisero di fare ritorno nella loro sede originaria. Una visitatio del XVII secolo ricorda che il 12 agosto, giorno della traslazione dei corpi dei due santi, si svolgeva la festa di San Gratiliano e si portava in processione la sua reliquia per la piazza grande, accompagnata dalla Confraternita del SS. Sacramento.

Civita Castellana, Duomo, sagrestia, pluteo

Nell'ambiente a sinistra del presbiterio si conservano due plutei cosmateschi con sfingi che un tempo facevano parte dell’iconostasi. Sono attribuiti a Deodato e Luca figli di Cosma II.

Civita Castellana, Duomo, Oratorio del Sacro Cuore di Maria, rilievo con scena di caccia

Il rilievo con la caccia al cinghiale rappresenta una delle opere più significative della scultura altomedievale.
La raffigurazione, ambientata forse in un frutteto, è suddivisa in quattro settori, separati da alberi fronzuti con frutti pendenti.
Nel primi due comparti un cavaliere, con staffe, sella e finimenti di bardatura del cavallo, tiene con la mano sinistra le redini, mentre con una lunga lancia nella destra colpisce al petto un cinghiale aggredito da sei cani, sovrapposti tra loro per suggerire una precaria resa prospettica. Nei due settori di destra, un cavaliere in arcione tiene con la sinistra la lancia e con la destra un corno da caccia, per annunciare la fine della battuta, imitato nell’azione da due cacciatori appiedati,armati di una corta picca.
Il rilievo, attribuito alla fine dell'VIII secolo, all'epoca della "rinascenza carolingia" fungeva probabilmente da lastra tombale.

L'infiorata civitonica nelle parole delle signore Gina e Franca