Tempio di Ercole

Cosiddetto Tempio di Ercole.
  • Codice: 01558
  • Regione: Lazio
  • Provincia: Roma
  • Comune: Roma
  • Località/quartiere: Via Appia
  • Localizzazione specifica: Via Appia antica, VIII miglio
  • Tipo: POI archeologico
  • Coordinate geografiche: 41.800790°N 12.577819°E

Abstract

In passato questo recinto colonnato veniva identificato con il Tempio di Ercole fatto costruire, secondo un passo del poeta Marziale (epigramma 65-67, libro IX), dall'imperatore Domiziano all'VIII miglio dell'Appia. Oggi questa struttura è stata invece interpretata come un quadriportico di età tardo-repubblicana adibito a luogo di sosta e di ristoro per i viandanti. La corte quadrangolare, con colonne di ordine tuscanico in peperino, era probabilmente destinata alla sosta mentre i quindici ambienti in opera reticolata disposti su tre lati avevano una funzione commerciale. All'ingresso della struttura è stata inoltre ritrovata un'ara in peperino dedicata a Silvano, divinità alla quale era quasi certamente consacrato il portico.

Elenco Risorse Digitali disponibili nell'App

Citazione letteraria: Charles Dickens

Legge: Vanna Locatelli

Charles Dickens, da Roma splendori e miserie, (Pictures from Italy, 1846)

"Prendemmo la via Appia e c'inoltrammo per miglia e miglia tra dirupati sepolcri e mura infrante, ogni tanto scorgendo qua e là deserte desolate casupole. Passammo per il Circo di Romolo, dove ancora oggi risultano ben visibili la pista delle bighe, il seggio dei giudici, il posto dei combattenti e le gradinate su cui sedevano gli spettatori; oltrepassammo la Tomba di Cecilia Metella; ci lasciammo alle spalle siepi recinti muri e steccati; uscimmo nell'aperta campagna e non trovammo che rovine in quella parte di Roma. Fino ai lontani Appennini che segnano l'orizzonte sulla sinistra, lo sterminato paesaggio non è che un campo di rovine. Semicrollati e abbandonati acquedotti con le loro teorie d'archi belle e pittoresche come mai ho visto altrove, templi in frantumi, tombe distrutte. Un deserto di disfatta antichità inenarrabilmente squallido e malinconico, con una storia in ogni pietra che ingombra il terreno".